La via del Ben-Essere

Il blog di Studio Shiatsu Bari di Alberto Scattarelli
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Viaggio nella terra dello Shiatsu

Chiunque avrebbe decine di validi motivi per scegliere di organizzare un viaggio in Giappone ma credo che un Operatore Shiatsu, ne abbia uno in più, alquanto singolare e assolutamente appassionante.

Sin dal primo giorno in cui ho approcciato lo studio della "pressione con le dita", mi è stato ben chiaro che non avrei davvero potuto comprendere appieno le potenzialità di questa "Arte del benessere", se non l'avessi inserita a livello culturale e sociale all'interno del suo luogo di nascita, il Giappone appunto.

Ho sempre sentito in tutti questi anni che lo Shiatsu a me trasmesso, assolutamente fedele nella tecnica, è stato spesso "contaminato" dalla cultura occidentale (prevalentemente New-Age), sia nell'approccio filosofico sia nella visione generale e questo mi ha sempre spinto a voler studiare la cultura nipponica, diametralmente opposta su vari aspetti dalla mia.

Certe cose, però, non possono essere comprese sui libri, ma vanno sperimentate personalmente, altrimenti non creano davvero una nuova consapevolezza.

In fin dei conti, aspirare a essere insegnante per me, ha sempre significato voler dare il giusto contributo alla divulgazione non solo della tecnica manuale relativa allo Shiatsu, ma anche della filosofia che c'è alla base di quella stessa tecnica, cercando il più possibile di dare una visione corretta e assolutamente non contraffatta.

Lo Shiatsu è nato in Giappone ed è lì che è necessario andare per comprenderlo affondo, per entrare in contatto con la gente che lo usa e lo vive da sempre.

Io quest' opportunità l'ho avuta grazie a Roberto e Paola Palasciano, che a gennaio di quest'anno mi contattarono chiedendomi se fossi disposto a partecipare a un viaggio a Tokyo per seguire un Corso di Shiatsu di cinque giorni, organizzato direttamente allo Iokai Shiatsu Center da Haruhiko Masunaga, figlio di Shizuto Masunaga Sensei.

Negli ultimi anni avevo già seguito a Milano diversi Corsi di Haruhiko Masunaga organizzati dalla loro Scuola di Shiatsu, ma questa opportunità era troppo ghiotta e non potevo assolutamente farmela scappare.

Finalmente potevo coronare il mio sogno e la mia risposta fu praticamente immediata: <Parto con voi!!!>.

Qualche mese dopo, l'8 maggio, proprio nel giorno del mio 45 compleanno, insieme a Paola e Roberto, accompagnati dai loro familiari, feci il viaggio verso Tokyo con un volo a più riprese tra Italia e Giappone, volando idealmente tra occidente ed oriente in un tragitto di circa 12 ore.

L'arrivo in Giappone, all'aeroporto di Narita confermò sin da subito le mie aspettative.

Tutto era assolutamente incomprensibile ed era ovvio già dal mio arrivo, che avrei necessariamente dovuto spegnere la mente per affidarmi a qualcos'altro di molto più sottile.

Tutto in Giappone contribuisce a creare questo stato di lieve tramortimento da cui non è semplice tirarsi fuori, soprattutto nei primi giorni.

Ricordo il mio primo sguardo al tabellone dei treni Shinkansen e della metro di Tokyo.

Rimasi ad osservarlo per diversi minuti chiedendomi come avrei mai potuto raccapezzarmi in mezzo a quel bailamme di simboli totalmente incomprensibili.

Certo in passato avevo studiato la scrittura giapponese, conoscevo qualcosa di Hiragana, Katakana e Kanji, ma in quel momento capii che tutto era molto più complesso di quello che pensavo e mi resi conto che avrei davvero dovuto faticare non poco per farmi "comprendere".

L'inglese in realtà appariva timidamente in ogni comunicazione data ai turisti, nei mezzi pubblici, nella metro, nelle stazioni ferroviarie e nei locali più frequentati, ma il giapponese medio lo masticava davvero poco e subito mi resi conto che non era proprio utilissimo al fine che mi ero proposto.

Il Giappone andava vissuto e scoperto per quello che era, un paese diverso.


Lo Shiatsu è un contatto emozionale fra le persone, uno scambio di sentimenti.

Haruhiko Masunaga

Per fortuna l'allegra comitiva a cui mi aggregai aveva già fatto diversi viaggi a Tokyo e raggiungere il nostro albergo nel quartiere di Ueno fu abbastanza agevole.

Il tragitto tra la stazione di Ueno ed il New Izu Hotel fu molto piacevole e mi diede la possibilità di osservare sin da subito quanto fosse ricca di contraddizioni e di differenti culture questa parte della citta di Tokyo.

Gli abitanti di questo nuovo mondo (così mi ritrovai a guardarli), mi sembravano tutti curatissimi, estremamente educati nei modi, rispettosi ma anche abbastanza distaccati.

Tutti camminavano frettolosamente per le vie della città ma mi sembravano comunque ordinati, rigorosi, assolutamente "Zen" anche se ognuno sembrava che avesse qualcosa di urgente da fare.

Sentivo quasi uno stato di "calma irrequieta" e questo mi incuriosiva davvero tanto perché cozzava pesantemente con il mio naturale modo di vedere l'altro.

Nessuno sguardo, nessun cenno con il capo, nessuna iterazione particolare tra i passanti.

Mi si paravano davanti uomini d'affari vestiti in giacca e cravatta, uomini e donne in kimono o yukata, ragazze in stile sweet-lolita, con varie divise scolastiche o vestite in maniera davvero bizzarra, eppure sembrava che ogni persona non notasse l'altro.

Era come se ci fossero diversi mondi, diversi popoli, che convivevano armoniosamente tra loro.

La città, invece, sin da subito si mostrava polimorfica ai miei occhi.

Passavamo da palazzi iper tecnologici con facciate colorate a led e grandi schermi che trasmettevano video e pubblicità, a meravigliose e piccole pagode Shintoiste o Buddhiste che si schieravano una accanto all'altro come se il nuovo ed il vecchio, il moderno e l'antico, convivessero in assoluta armonia e semplicità.

Tutto era sapientemente fuso, creando uno stato di "confusione" che mi travolse morbidamente sin dai primi passi.

Nella nostra prima passeggiata a Tokyo, incrociammo l'incantevole parco di Ueno, noto ai turisti per l'Hanami, la celebrazione della fioritura dei ciliegi che cade fra la fine di marzo e l'inizio di aprile.

Il parco di Ueno è il più grande parco di Tokyo ed è uno dei più antichi del Giappone.

I suoi 62,6 ettari ospitano numerosi musei: il Museo Nazionale di Tokyo, il più grande ed antico di Tokyo, il Museo Nazionale delle Scienze, il Museo Municipale, il Museo Nazionale di Arte Occidentale, il Museo d'Arte Mori e il Museo Shitamachi.

Nel cuore del parco si trova anche lo zoo più antico del Giappone, in cui le star sono dei rari esemplari di panda gigante e nelle immediate vicinanze si estende lo splendido Stagno di Shinobazu, un'oasi per le anatre e altri uccelli acquatici, ricoperto da splendidi fiori di loto che fioriscono ad agosto.

All'arrivo in albergo, ci riunimmo con tutta l'allegra comitiva che avrebbe condiviso con noi il Corso presso lo Iokai e subito dopo aver sbrigato tutte le formalità relative al check-in mi ritrovai nella mia piccola stanza.

L'ambiente era minimalista ma molto ben organizzato ed anche in uno spazio così piccolo sembrava che tutto avesse un rigore ed un ordine ben preciso.

Nulla sembrava lasciato al caso e fu curioso trovare ai piedi del letto un paio di comode ciabattine da notte e sul letto un comodo kimono come pigiama.

Quella sera stessa, insieme a tutti i colleghi ed i relativi familiari, andammo a visitare Ameyoko, il mercato del pesce di Ueno, dove trovammo decine di ristoranti tipici e locali di ozio e potemmo tutti insieme mangiare qualcosa di semplice, rallegrati da scintillanti vetrine e luci mirabolanti.


L'indomani mattina, alla buon ora, il gruppo dei partecipanti al Corso si diresse presso il Centro Iokai, mentre i familiari, iniziarono i vari tour alla scoperta della città di Tokyo.

Il Centro Iokai si trova in un locale di circa 130mq., al quinto piano di un piccolo palazzo nascosto tra le strade del tranquillo quartiere di Ueno.

Quel giorno notai subito che nel palazzo non c'era una portineria, né, tantomeno, un portiere; non c'erano scale, il portone era aperto e l'unico modo per giungere a destinazione era usare una piccola ascensore che arriva direttamente all'interno del Centro.

Al mio ingresso, l'atmosfera che si respirò sin da subito fu di grande sobrietà ed appena fuori dall'ascensore, in un piccolo spazio adibito a segreteria, ci accolse una foto di Shizuto Masunaga Sensei posta al di sopra di una piccola libreria contenete libri di testo in Giapponese sullo Shiatsu.

Il Centro era composto, oltre che dal piccolo ingresso, da due stanze di medie dimensioni, una adibita a trattamenti, l'altra un pochino più grande adibita ad area didattica, da due spogliatoi dedicati agli ospiti e da una piccola zona di servizio.

Tutto era molto sobrio e funzionale e soprattutto era assolutamente privo di quegli orpelli o quei riferimenti spirituali che tanto "ingombrano" gli studi di molti operatori occidentali.

Ad accoglierci non c'erano, incensi, candeline, luci soffuse, immagini sacre, arazzi, pietre varie, campane tibetane, giardini Zen o altre chincaglierie varie.

L'immagine del Centro era assolutamente pratico e professionale, pulito e senza fronzoli.

Pareti bianche, qualche foto qua e là e due mappe di Shizuto Masunaga Sensei (di cui una tradotta in italiano) ad accoglierci nella sala del Corso.

Appena sistemati conoscemmo la nostra traduttrice Jana e incontrammo Haruiko Masunaga, che subito ci diede indicazioni sullo svolgimento del Corso.

Il gruppo era composto da una dozzina di persone provenienti principalmente da Milano e provincia, ma c'era anche chi, come me, veniva dal sud Italia.

Tra i partecipanti c'erano diversi insegnanti e operatori diplomati provenienti da varie scuole di Shiatsu che avevano già assistito ai Corsi di Haruiko Masunaga in Italia e questo ci diede la possibilità di lavorare in maniera spedita e con gran profitto per tutti.

La lezione quel giorno, come per i giorni a seguire, iniziò lavorando con gli esercizi per la salute, elaborati da Shizuto Masunaga Sensei e chiamati in Giappone "Keiraku Taiso" (esercizi per i meridiani).

In quella sede ci fu spiegata l'enorme differenza che c'era tra gli "Esercizi Zen per Immagini", i "Keiraku Taiso" appunto e gli esercizi "Makko-Ho" creati da Wataru Nagai nel 1933 e riportati in occidente negli anni '70 dal figlio Haruka Nagai, che pubblicò il testo in inglese "Five Minutes Physical Fitness".

Gli esercizi Makko-Ho, in realtà, hanno come focus la postura e lo stiramento di muscoli e legamenti, lavorando anche sulla flessibilità dell'anca e sulla corretta circolazione sanguigna.

I "Keiraku Taiso", invece, suddivisi per loggia energetica, sono stati espressamente studiati per stirare i meridiani percependone il Kyo ed il Jitsu e per ripristinare il corretto fluire del Ki all'interno del nostro corpo.

Tutto l'intero Corso, che durò cinque giorni, fu davvero intenso e ricco di importanti insegnamenti ed ognuno di noi, ebbe la possibilità di accrescere non poco il proprio bagaglio culturale e tecnico relativo allo Shiatsu.

Durante le lezioni potemmo apprendere e sperimentare in maniera estremamente chiara tutte le tecniche dello Stile Iokai originario, in posizione prona, supina, seduta e laterale, utilizzando anche strumenti come i gomiti e le ginocchia.

Approfondimmo anche le differenti modalità di approccio a sintomatologie mediche come per esempio la lombosciatalgia, i problemi alla colonna, alle articolazioni principali, i disturbi legati ai problemi mestruali, oltre che a tante tecniche da utilizzare per disturbi comuni tipo epicondilite, acufeni, dolori al collo, cefalee ecc.

Fu molto bello vedere come l'approccio energetico alla malattia, fosse concretamente utilizzato per raggiungere lo stato di benessere psico-fisico della persona e come questo differente approccio fosse in totale sintonia ed armonia con la Scienza Medica.


​Spesso Haruiko Masunaga utilizzava il termine "Shiatsu clinico" ma la sua accezione non era assolutamente screditante della medicina ufficiale, ma,al contrario, vedeva il lavoro energetico su un altro piano, totalmente distinto da quello prettamente funzionale o metabolico, ma incredibilmente compatibile con esso.

In Giappone nessuno vuole curare malattie con lo Shiatsu, ecco perché non c'è alcuna concorrenza con la medicina ufficiale. L'Operatore professionale non ha aspettative (tipicamente occidentali), ma si prefigge esclusivamente di risanare una disarmonia energetica e agisce quasi con distacco nei riguardi della malattia e del processo stesso di guarigione.

Non c'è alcuna competizione tra figure professionali perché ogni essere è al centro di tutto e la buona salute è semplicemente ottenuta con strumenti diversi.

Tutto è semplice armonia e coesiste naturalmente, come il Tempio Senso-ji che viene sovrastato dall'alto dalla Tokyo Sky Tree o come il super tecnologico quartiere di Shibuja che coesiste con il più antico quartiere Marunouchi, il quartiere imperiale.

In Giappone i limiti geografici, quelli urbanistici, si dissolvono e coesistono esattamente come i limiti concettuali.

Tutti i pomeriggi, quando finivo le lezioni, di ritorno in albergo, mi dicevo esattamente questo: "Che si chiami Medicina o Shiatsu, la cosa importante è l'individuo, è la salute. La tecnica o la conoscenza sono solo uno strumento".

E questo strumento lo conosceva bene Haruhiko Masunaga e lo condivise con noi con grande generosità e professionalità, alla lettera, per quello che aveva imparato leggendo i libri scritti da suo padre e per quello che aveva sentito durante i trattamenti che aveva ricevuto da giovane.

Il Corso andò via velocemente nei cinque giorni successivi e fu bello poter passare le serate tutti quanti in compagnia, in giro per Tokyo, la citta dei mutamenti, la città dai mille volti, la città delle mille trasformazioni.

Non c'era un solo punto a Tokyo che fosse uguale all'altro.

Ogni angolo della città riservava una sorpresa.

C'era il quartiere Asakusa ed il suo imponente viale Nakamise dori, percorso su entrambi i lati da decine di bancarelle che vendevano qualsiasi oggetto di artigianato tipico, che ci mostrava l'imponente pagoda del Tempio Senso-ji.

C'era il quartiere Riogoku ed il suo famoso stadio di Kokugikan, dove si poteva assistere agli allenamenti dei lottatori di Sumo.

C'era il quartiere Shinjuku, il più moderno di Tokyo, dove la città si mostrava eclettica e chiassosa, stracolma di grandi grattacieli adornati da foreste di neon colorati.

C'era il quartiere Marunouchi, il quartiere imperiale della città, la parte più monumentale, dove si trova la residenza degli imperatori giapponesi, uno splendido palazzo inserito all'interno di un vasto parco situato vicino alla stazione di principale di Tokyo.

C'era il quartiere Ginza, il mitico quartiere della moda, ricco di centri commerciali, bei ristoranti e strade eleganti dove poter passeggiare facendo shopping.

Ed ancora, c'era il quartiere Shibuia, un'altra zona di Tokyo modernissima, caratterizzata da una forte concentrazione di negozi d'elettronica e di musica.

Tokyo è questa, è una città dai mille volti, una città che non ha un solo profilo ma che è in continuo mutamento, esattamente come i nostri livelli energetici.

A Tokyo, ognuno si riconosce in qualcosa.


Nei pochi giorni successivi al Corso, ebbi la possibilità di coronare un altro sogno da shiatsuka, ed andai a visitare lo Japan Shiatsu College, il tempio dello Shiatsu Namikoshi.

Ebbi la fortuna di poter ricevere un trattamento di Shiatsu Namikoshi e fui generosamente accolto all'interno di una delle master-class dell'Istituto, potendo assistere per un paio di ore di lezione.

Il College era un imponente struttura suddivisa in due grandi palazzi che accoglieva decine e decine di giovani ragazzi, speranzosi di diventare operatori Shiatsu professionali.

L'approccio allo Japan Shiatsu College fu completamente diverso rispetto a quello che ebbi al Centro Iokai ma fu altrettanto bello e formativo.


​Il Centro Iokai era come il piccolo laboratorio di un artigiano che crea a mano mobili su misura.

Lo Japan Shiatsu College era una grande industria che sforna operatori Shiatsu professionali in grande quantità.

Anche in questo non c'è una regola, ma ognuno può adattarsi a quello che sente più vicino alle proprie necessità, alla propria natura più intima.

A Tokyo non esiste un solo Shiatsu e tutte quelle differenze di stili, tutte quelle incomprensioni e rivalse tipiche della mente occidentale, sono molto meno marcate.

Ognuno interpreta la "pressione delle dita" come meglio crede, ognuno sceglie a quale Maestro affidarsi.

Il giorno prima di partire, mi feci un ultimo regalo, forse il più significativo: chiesi al Maestro Haruhiko Masunaga di onorarmi di un suo trattamento.

Scelsi di farlo l'ultimo giorno, quasi a voler sancire con quel gesto, il mio totale abbandono a questo "nuovo mondo".

Fui accolto nuovamente nel Centro Iokai, ma questa volta ero da solo perché il gruppo si era separato ed ognuno aveva scelto di trascorrere gli ultimi giorni di soggiorno in località diverse.


​Nel "mio" trattamento di 50 minuti, imparai forse la lezione più importante di tutto il viaggio: lo Shiatsu non ha bisogno di tecniche mirabolanti, ma semplicemente avviene.

E' un contatto da Ki a Ki, da uomo a uomo, da cuore a cuore, ed ha davvero poco a che fare con la mente.

Difficilmente dimenticherò l'emozione e la gioia che provai uscendo per l'ultima volta dal Centro Iokai, mentre in mano avevo una copia in giapponese del libro "Zen Shiatsu".

Quella gioia me la portai anche in aeroporto e mentre salutavo questo "strano mondo", volando verso casa, ero già lì a fantasticare sul mio prossimo ritorno. 



NOTA BENE: I contenuti presenti su questo articolo hanno carattere informativo e non si sostituiscono in nessun modo a valutazioni di medici, dietisti o nutrizionisti specializzati o a terapie in atto. Nel rispetto del Codice di Condotta prescritto dal D.L. 70 del 9/4/2003, le informazioni inserite in questo articolo devono considerarsi quindi di tipo culturale ed informativo.

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Makko Ho - I quattro esercizi per la salute.
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