La via del Ben-Essere
La musica e lo Shiatsu, assonanze tra creatività ed interpretazione.
Sin da quando ho iniziato a muovere i primi passi nello studio dello Shiatsu, ho sempre avvertito una forte complicità con il mondo della musica.
In quel periodo (quasi vent'anni fa), avevo già da tempo dato libero sfogo alla voglia di "fare musica" ed avevo iniziato a fare serate musicali in maniera amatoriale per i vari locali della mia regione, accompagnato da amici/musicisti che, come me, aspiravano a passare del tempo in compagnia della musica Jazz e della musica Funky.
Quando scoprii il Tao, i concetti di Yin e Yang e tutta la rappresentazione che l'Oriente faceva della vibrazione energetica, subito compresi che questo mondo poteva sovrapporsi in maniera naturale con quello della musica d'improvvisazione.
Questo mondo, il mondo della MTC applicato allo Shiatsu, che per molti risultava essere astratto e poco comprensibile, per me era descritto in maniera chiara ed evidente nei pentagrammi e negli spartiti che andavo a studiare con così tanta cura e passione.
Lo Yin e lo Yang, il concetto di femminile e maschile, l'idea dell'armonia tra le varie forme vibrazionali del Ki, avevano evidenza tangibile nel mio modo assolutamente personale di sentire lo strumento e nel modo in cui andavo a creare la musica che proponevo.
L'approccio musicale, esattamente come quello trattato nelle lezioni di Shiatsu, esprimeva, in maniera importante, l'aspetto della dualità, approccio che fino ad allora non avevo in alcun modo preso in considerazione.
Da un lato c'era la tecnica, lo Yang, la maniera assolutamente oggettiva di tradurre in gestualità sulla tastiera del sax, quell'idea che si generava nella mente; dall'altro c'era proprio quella capacità puramente Yin, intima e profonda, di improvvisare una sequenza di note che potessero rispecchiare il mio personale sentire del qui ed ora.
Mentre suonavo, alcune volte accadeva che le mie mani andassero più veloci della mente e mi ritrovavo a dover rallentare, perché era come se non avessi abbastanza "cose" da dire.
Altre volte accadeva l'esatto contrario e la mia mente creava delle linee melodiche che non ero in grado di eseguire sullo strumento.
In ambedue i casi, la sensazione era altamente frustrante perché mi sentivo incapace di esprimermi e sentivo di non essere in equilibrio tra la mia parte pratica (quella Yang) e la mia parte creativa (quella Yin).
In altri momenti, invece, accadeva una specie di magia e le mani era come se si mettessero al servizio del cuore, suonando ogni singola nota che si creava all'interno del mio spazio più intimo, di quello spazio oserei dire femminile nel quale tutto si genera.
In quei momenti mi estraniavo per qualche secondo e mi lasciavo trasportare da quella esperienza così completa ed appagante, mi lasciavo trasportare dal Tao, da quell'equilibrio nel quale forma e contenuto si sostengono a vicenda, senza in alcun modo prevaricarsi.
Certo, in quei momenti, non mi sentivo Charlie Parker che suona My Little Suade Shoes, Billie's Bounce, Blues for Alice o All the things you are, ma sicuramente ero certo che stavo esprimendo il mio massimo potenziale.
Lo Yang (la tecnica) era al servizio dello Yin (del cuore) e questo mi bastava, perché era il giusto modo per inquadrare la "musica".
Altre volte, magari, per fare colpo sul pubblico, mi concentravo prevalentemente sulla tecnica e mi inerpicavo in fraseggi così complicati, da diventare per assurdo privo di personalità ed assolutamente poco comunicativo.
Il lavoro dello Shiatsu mi ha dato profondamente contezza di queste dinamiche e questo è stato possibile perché quelle stesse dinamiche le ho ritrovate nei trattamenti che ho proposto durante il mio percorso di crescita.
Anche nello Shiatsu, come nella musica, la tecnica è indubbiamente un elemento indispensabile e bisogna lavorare con tenacia e passione per fare in modo che questo aspetto della pratica diventi assolutamente stabile.
Ma la tecnica non è tutto; in egual misura, questa importante prerogativa va messa a disposizione della nostra parte percettiva, di quella parte sensibile ed assolutamente non egotica, in modo tale da poter creare il giusto equilibrio tra fare e non fare, tra saper parlare e saper ascoltare.
Più siamo stabili nella nostra tecnica e più ci possiamo permettere di staccarci da essa, sentendoci disponibili a percorrere strade più intime e profonde dove poter davvero far nascere la giusta "musica" dentro di noi e dentro il nostro trattamento.
Se al contrario, ci impegniamo esclusivamente ad"eseguire" qualcosa in maniera meccanica, ma non diamo spazio dentro di noi alla componente creativa, il nostro Shiatsu, al pari della musica, risulterà piatto e poco efficace.
Questo lavoro di ricerca nell'equilibrio interno e costante tra il "fare" ed il "sentire", non è l'unico punto di convergenza tra il mondo della musica e quello dello Shiatsu. Del resto la musica non si crea per se stessi, ma va spiegata ed offerta agli altri, esattamente come avviene in un trattamento.
"La musica fa bene al cuore ed all'Anima"
Platone
Ricordo che un giorno, alla fine di une delle tante lezioni individuali di sax, il mio Maestro di musica ed amico Felice Mezzina mi disse una frase che avrebbe contribuito di li a qualche tempo, a segnare in maniera significativa, non solo il mio approccio alla musica.
Erano diversi anni che andavo a lezione da lui ed oramai avevo acquisito una certa familiarità con l'uso dello strumento ma non mi ero mai confrontato con una band.
Felice irruppe con un sorriso semplice ma diretto, come era suo solito e mi disse: "Non ha più senso che tu venga a fare solo lezioni individuali…se vuoi fare solo questo, se vuoi suonare solo per te, continua a farlo da solo. Se vuoi invece imparare cosa significa veramente fare musica, è giusto che inizi a confrontarti con un gruppo musicale…la musica si suona con gli altri e non solo per se stessi".
A ripensare a quelle parole, adesso, a distanza di diversi anni, credo di poter affettuosamente dire che Felice sia stato in maniera del tutto inconsapevole un mio prezioso Maestro di Shiatsu perché quelle parole hanno pesantemente influenzato il mio modo di concepire il lavoro della pressione con le dita.
Il suo ammonimento mi diede nuovi stimoli e di li a poco iniziai ad impegnarmi nello studio del sax in rapporto con altri strumenti, entrando in contatto con un'altra grande verità: la musica è "interplay", una relazione armonica tra musicisti e suoni diversi, esattamente come lo Shiatsu è un rapporto di interrelazione tra Tori ed Uke.
Confrontarsi con altri musicisti mi diede la possibilità di passare ad un livello successivo di comprensione della musica, nel quale il rapporto con l'altro diventava essenziale per l'espressione intima di noi stessi verso l'esterno.
Noi siamo uno strumento che riverbera con altri strumenti e questo impone di avere un approccio completamente diverso, perché ognuno ha la propria musica dentro ed il risultato di quello che si percepisce dall'esterno, deve necessariamente nascere dalla fusione di più suoni apparentemente dissimili tra loro.
La musica di gruppo (soprattutto quella jazz), benché sia fondata sulla improvvisazione, è profondamente gerarchica ed ognuno, all'interno della band, sottostà a delle regole ben precise che contribuiscono a creare degli schemi armonici, sicuramente liberi, ma allo stesso tempo vincolati e vincolanti.
Gli elementi più importanti in un gruppo non sono solo i solisti, magari il cantante o il chitarrista virtuoso, ma sono anche il basso (o il contrabbasso) e la batteria, perché questi due strumenti scandiscono la linea melodica e la linea ritmica del brano.
Chiunque si trovi a suonare in un gruppo, impara con il tempo ad ascoltare se stesso, ed a dare contemporaneamente rilevanza al suono di tutti gli altri strumenti perché questo approccio crea un indispensabile tappeto su cui potersi muovere durante l'improvvisazione.
Nella black-music ed in tutti i suoi derivati, l'importanza di questo portamento viene definita "groove" ed ha come traduzione letteraria il termine "solco", come la scanalatura che si trova nei vecchi dischi in vinile.
Chi suona blues lo chiama "shuffle" e chi suona Jazz lo chiama "swing" ma in realtà il senso cambia davvero poco.
Nel gergo comune si usa dire "hai un bel groove", intendendo una musica in grado di creare una potente empatia con l'ascoltatore tramite il solo linguaggio ritmico espresso in maniera coordinata da più strumenti.
Per creare groove ci vuole una forte capacità interpretativa da parte di ogni musicista perché bisogna essere profondamente in contatto ed al servizio dell'altro pur non trascurando se stessi.
La capacita di creare un legame con l'altro strumentista deriva dalla nostra attitudine a prevedere quale nota suonerà per poter a nostra volta offrire un'altra nota che possa risuonare in maniera coerente con la sua.
Per fare groove non basta la tecnica, ci vuole apertura mentale, ci vuole amicizia, lealtà, gioia, passione e rispetto. Per fare groove ci vuole cuore.
Quando un musicista vuole prevalicare l'altro, si perde il groove.
Quando tutta la band suona per un unico scopo, ecco tornare il "tiro".
Puoi essere un grande talento e non avere comunque groove ed allo stesso modo puoi avere una tecnica sufficiente, metterla in pratica con generosità ed essere comunque in grado di regalare grandi emozioni, esattamente come nello Shiatsu.
Se penso a Tori ed Uke che "suonano" durante un trattamento, mi viene in mente il celebre duetto tra Ella Fitgerald e Louis Armstrong che intonano Summertime.
Ognuno di loro ha una fortissima personalità musicale, nata da una strepitosa capacità tecnica ma anche da una profonda sensibilità artistica, eppure quando ascolto quella canzone sembra che tutti e due si fondano uno dentro l'altro.
Esiste una unione quasi simbiotica tra loro due, che ti accompagna dall'inizio alla fine del brano, eppure l'ascoltatore ha sempre la possibilità di ritornare a percepire i due mondi musicali come se fossero separati tra loro.
Anche durante il trattamento, bisogna essere pronti a fondersi con l'altro pur preservando la propria rispettiva individualità, perché sia Tori che Uke esprimono un proprio livello energetico ma il praticante, più del ricevente deve essere disponibile a mettersi in gioco ed offrirsi con fiducia a chi gli si affida.
Nello Shiatsu, come nella musica, non esistono un leader ed un gragario ma esistono due Anime distinte che suonano note meravigliose, anche se differenti.
Lo Shiatsu è una musica libera, come quella che si suonava nei locali di New Orleans agli inizi degli anni '20 e l'operatore non vuole prevaricare l'altro ma vuole solo essere fonte di ispirazione per il ricevente, pur conservando l'umiltà di farsi a sua volta ispirare.
Certe volte durante gli assoli, ascoltando i colleghi, mi lasciavo trasportare dalla loro note e mi rendevo conto che così facendo, imparavo qualcosa che avrei potuto mettere in pratica al concerto successivo.
Adesso mentre tratto, ascolto me ed ascolto uke, perché so che potrei, attraverso lui, imparare ancora qualcosa sulla musica che suona dentro di me.
[Fonte: DBN Magazine n.39 - Giugno 2021]
NOTA BENE: I contenuti presenti su questo articolo hanno carattere informativo e non si sostituiscono in nessun modo a valutazioni di medici, dietisti o nutrizionisti specializzati o a terapie in atto. Nel rispetto del Codice di Condotta prescritto dal D.L. 70 del 9/4/2003, le informazioni inserite in questo articolo devono considerarsi quindi di tipo culturale ed informativo.
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